Mamma e lavoro: come conciliare la famiglia e gli impegni

 

Pensare di ritornare al lavoro, dopo la maternità, mette in ansia molte mamme, perché sanno che dopo nulla della propria vita sarà più come prima. Il problema più grande che si pone è quello di riuscire a trovare un equilibrio tra vita lavorativa e di mamma.

Quindi dopo essere riusciti a superare i primi sensi di colpa relativi “al distacco dal bambino”, la mamma deve fare i conti con una realtà, a volte non proprio facile, in cui deve fare delle scelte molto importanti.

Ricordo ancora, quando lavoravo fuori casa, e non lavoravo per me, dovevo riuscire a districarmi tra mille situazioni impossibili, che ancora oggi mi fanno stare male, perché spesso penso di aver trascurato i miei figli e di non essere riuscita a dare loro l’attenzione che meritavano.

A chi lascio i miei figli?

le soluzioni sono principalmente 3:

nonni o parenti
la Babysitter
l’asilo nido

 

Nel primo caso ci sono ovviamente tantissimi vantaggi, primo fra tutti quello economico e organizzativo, ma questa è una scelta che  non a tutti i genitori è congeniale perché prima o poi dovranno scontrarsi con una realtà educativa spesso scomoda.

Io non ho avuto questo privilegio e avrei fatto i salti mortali se fossi riuscita a trovarmi in una situazione del genere, quindi invidio parecchio i genitori che si trovano ad avere un aiuto prezioso come questo.

Molti genitori si trovano invece a dover fare i conti tra scegliere una baby sitter o l’asilo nido, innanzitutto per valutare i costi e le necessità in base ai propri orari di lavoro, infatti è vero che spesso l’asilo nido costa meno e permette di detrarre le spese, ma è vero anche che gli orari di lavoro dei genitori spesso si scontrano con quelli del nido, e alla fine c’è il bisogno di dover prendere un aiuto per organizzare al meglio questa situazione. Nel mio caso avevo scelto una Babysitter, perché Valentina ed Erika avevano solo 18 mesi di differenza e mi conveniva economicamente una Babysitter per entrambe che due rette del nido, senza contare il fatto che dove abitavo  non c’era proprio il nido e avrei dovuto fare 25 km per trovarne uno, per un periodo avevo anche provato, ma era un disastro e si usciva da casa alle 6, 30 del mattino per rientrare dopo le 19, eravamo tutti stanchi e stressati e le bambine, piangevano in continuazione perché vivevano una situazione di disagio. Però la scelta della baby sitter non mi permetteva di detrarre le spese, e alla fine si rivelava molto svantaggiosa, poiché le spese erano più alte, sommando la benzina o le pese per spostarsi e le spese della baby sitter.

Oggi mi chiedo spesso, se tornassi indietro lo rifarei? Forse no, forse sceglierei di stare a casa a fare la mamma e a dare un pò di serenità alla vita della mia famiglia, certo non avrei potuto comprarmi la casa e non avrei potuto crescere professionalmente cosa che poi è successa.

Le variabili in cui ognuno di noi potrebbe trovarsi sono tantissime e ogni situazione è un caso a se, ma le problematiche nascono inevitabilmente per quasi tutte le famiglie che si trovano a dover fare i conti tra vita lavorativa e vita familiare.

Ma allora come poter conciliare lavoro e famiglia? Purtroppo qui in Italia, le possibilità sono poche, ma riflettendo su questo punto penso che delle soluzioni, seppur utopistiche, ci sono e vorrei elencarvi, quelle che adesso mi vengono in mente:

Il nido aziendale, pochissime sono le aziende che in Italia ne hanno uno, ma credo che sarebbe una bellissima scelta che renderebbe la vita delle mamme, molto diversa e più serena.Lo so che ci sono delle leggi che già lo prevedono, ma se ancora è una realtà utopistica un motivo ci sarà. Ho trovato molto interessante questo articolo del sole 24 ore  e molto interessanti alcune info in questo sito.
Flessibilità lavorativa. In che senso? Beh vi faccio un esempio, io lavoravo in una associazione di categoria e mi occupavo di paghe e amministrazione del personale, dovevo fare 55 km tra andata e ritorno e se la mattina sbagliavo l’orario di 5 minuti mi ritrovavo intrappolata nel traffico con conseguente ritardo sul posto di lavoro. Ne avevo parlato con il mio responsabile che mi aveva dato la sua approvazione tacita al fatto che se arrivavo in ritardo avrei poi recuperato nella pausa pranzo, però non erano venuti incontro alla mia richiesta di iniziare mezz’ora dopo perché altrimenti ci sarebbero stati forti lamentele da parte di alcuni colleghi (che non avevano figli e che abitavano a 10 minuti dal posto di lavoro ), la risposta di queste mie colleghe fu, che loro preferivano dormire e sarebbe stato un loro diritto, dormire mezz’ora in più, quindi il fatto che la mia pausa pranzo, veniva usata in giro per i negozi a discapito dei miei figli e della mia famiglia, era solo un mio problema perché avevo scelto di lavorare distante da casa.

Secondo loro avevo fatto questa scelta ma non avevo mica molte possibilità a mio sostegno.

Perché non può esserci la possibilità di avere una flessibilità sull’orario di lavoro, dove questa è possibile applicarla, ovviamente? Le possibilità di questa sono tantissime  uno sullo slittamento dell’orario di lavoro come già vi accennavo, ma ad esempio per me sarebbe stato molto comodo, fare un orario continuato con mezz’ora di pausa per mangiare, iniziando alle 8.30 e finendo alle 17, la mia presenza avrebbe coperto parte della mia giornata, e le problematiche relative ai clienti sarebbero state comunque soddisfatte.

Flessibilità lavorativa può anche essere applicata ad altre situazioni, ad esempio se un figlio è ammalato, perché non posso portarmi il lavoro a casa?

Perché non viene predisposta la possibilità di una postazione on line che mi permetta di lavorare e portare a termine i miei compiti da casa in queste situazioni o in momenti in cui proprio non ci si può spostare?

Oppure perché non utilizzare questa postazione on line, per la prima parte del lavoro e finire la seconda parte (quella che richiede la presenza in azienda) a lavoro?

Quanto ne parlavo con i miei responsabili di queste possibilità mi dicevano che se un cliente chiamava, ognuno doveva potersi gestire il suo, ma scusate non è possibile che il centralino devia la chiamata sul mio telefono? Le domande che a tal proposito mi sono posta sono tantissime e mi rendo conto che rimangono un’utopia , ma so di aziende come microsoft, che hanno messo in pratica una politica per permettere ai propri dipendenti di conciliare lavoro e famiglia e so anche che questa filosofia sta funzionando benissimo, dandomi grandi aspettative per il futuro. Ovvio che chi lavora in fabbrica, non può trovarsi in una situazione di lavoro così utopistica, ma credo che la flessibilità in maniera diversa possa essere applicata anche li.

Ad esempio, applicare un orario di lavoro simile a quello scolastico.
Credo, inoltre, che per altre realtà in cui questa flessibilità non possa essere applicata, si potrebbe prevedere la possibilità di venire incontro alle spese di baby sitter e spese di viaggio che in fondo incidono di molto sul reddito della famiglia.

La mia scelta nel tempo è stata quella di dare la precedenza alla mia famiglia e ai miei bambini, ho aperto un’attività in cui ho assunto una persona che sta in pizzeria al mio posto insieme a mio marito, mi costa molto meno in termini economici, bado alla casa ed ai figli e  sto cercando di crearmi una attività on line che mi permetta di sentirmi comunque professionalmente gratificata. Ora posso dire di essere organizzata molto bene.

Spero che con il tempo questa situazione cambi, rendendo l’Italia un paese PER le mamme e per la famiglia.

 

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