Susanna e il suo diario: 1 anno dal dolore alla gioia

 

Mi chiamo Susanna, ho 39 anni, e vivo in Francia dal 2006. Ho un marito, due figli maschi che vivono con noi, due bambine che vivono in cielo, o comunque non su questa terra. Voglio parlarvi di loro, di quello che ci è capitato, ma soprattutto di me, del difficile e lungo percorso che porta dal dolore più grande all’accettazione e alla rinascita.

 

13 luglio 2011

Sono incinta, aspetto due bambine, gravidanza monocoriale bi-amniotica, ovvero si tratta di gemelli omozigoti. Dopo lo choc iniziale mio marito ed io siamo felici, facciamo progetti di cambiare la macchina ed anche la casa. Nel pomeriggio ho un’ ecografia di controllo, due settimane fa ho fatto la morfologica e tutto andava benissimo. Quando mi sdraio sul lettino non immagino che mi sta per crollare il terreno sotto i piedi.

“Signora, le sue bambine hanno la Sindrome di trasfusione tra gemelli

Avevo letto di questa complicazione, ma non pensavo che sarebbe potuta capitare a noi. In sostanza, essendoci una sola placenta può succedere che anziché nutrire i due bambini in parallelo, si formano dei ponti tra i vasi sanguigni dei due bebè e così uno pompa sangue sull’altro. Una catastrofe, entrambi soffrono e bisogna tentare un intervento microchirurgico in utero, quanto prima. L’ecografista ha una faccia molto seria, preoccupata, la situazione è grave.

Ci sono pochi centri, in Francia, dove si pratica questo difficile intervento: devo partire per Marsiglia.

14 luglio 2011

L’autostrada e praticamente deserta, oggi è festa, è una bella giornata, tutti sono al mare a divertirsi, noi intraprendiamo un viaggio della speranza verso l’ospedale Nord di Marsiglia, pregando di riuscire a salvare almeno una delle due piccole.

“La situazione è molto grave, signora, possiamo tentare l’intervento domattina, ma prima le facciamo un’ecografia perché non posso garantirle che le bambine siano ancora vive”. Un verdetto terribile. Passo la notte a piangere e dire addio alle mie piccine, fuori ci sono i fuochi d’artificio del 14 luglio.

15 luglio 2011

Sono ancora vive, le operiamo. Anestesia spinale, sedativo, stordimento totale. Cerco di farmi forza, ma è durissima. Mio marito è accanto a me non mi lascia un secondo. Lorenzo è rimasto ad Antibes, con i nonni paterni. Ha solo 17 mesi.

16-23 luglio 2011

Degenza in ospedale, un’eco al giorno per seguire l’evoluzione. Lunghe giornate in attesa di un miglioramento che non arriva. Ogni giorno le vedo stare sempre peggio, ogni ecografia è una tortura, non riesco più a guardare lo schermo.

25 luglio 2011

Partorisco le mie bambine senza vita. Voglio vederle: sono bellissime, due bamboline di appena 26 settimane, assomigliano a Lorenzo, hanno lo stesso nasino a patata. Sono stanca e provata, non riesco a realizzare, l’ostetrica mi fa tante domande, ma non riesco nemmeno a risponderle. Vorrei morire con loro, ma mi aggrappo al pensiero di Lorenzo, che a casa aspetta la sua mamma.

Riempio un foglio dove chiedo la restituzione dei corpi e rifiuto l’autopsia: si sa benissimo cos’avevano.

Mi chiedono se voglio far loro delle foto. “Ma siamo matti? No, no, a cosa serve? E’ una cosa macabra, e poi voglio solo che questo dolore finisca, voglio tornare a casa”

Adesso me ne pento, perché alla fine del lungo cammino che porta all’accettazione, abbiamo bisogno di qualunque cosa che tenga vivo il ricordo.

29 luglio 2011

Nuovo viaggio a Marsiglia. La cappella dell’ospedale, il battesimo, le preghiere, la minuscola bara bianca con i due nomi sopra, noi due soli, vicini e stretti come mai, a piangere tutte le lacrime del mondo. Poi il cimitero di Marsiglia, la cremazione, l’attesa per avere le ceneri, trascorsa passeggiando tra i viali del cimitero, immenso. E’ una giornata fresca, il cielo è limpido e azzurro, mi dico che è una bella giornata per salutare le mie bambine.

Non so se questo sia stato il giorno peggiore, di sicuro è stato l’ultimo della discesa, da domani cerchiamo di risalire, pian piano, e ricostruire sulle macerie.

13-19 Agosto

Decidiamo di partire, cambiare aria, ossigenarci, prenderci cura di noi tre. Trascorriamo una settimana in Savoie, a Aix-les-Bain, una splendida località termale in riva al lago. Le notti sono ancora lunghe ed insonni, ma il giorno mi lascio curare dal sorriso di mio figlio, dai suoi baci bavosi, dalla sua voglia di vivere, dall’entusiasmo che manifesta in ogni piccola scoperta.

Tornati a casa, decido di consultare una psicologa. La vedo una volta a settimana. Le sedute sono dolorose, ma ogni volta ne esco più leggera.

Settembre 2011

Alla depressione, l’abbattimento dei primi giorni si sostituisce una collera cieca. Ce l’ho con il Destino, con la Sfiga, con il mio ginecologo (infatti lo cambio), con tutte le mamme di gemelli (come se avessero colpa loro!) a cui è andata bene, con me stessa per non essermi accorta in tempo che qualcosa non andava.

La mia psicologa è contenta: “la collera è un sentimento positivo, spinge all’azione”. In effetti mi sento piena di energia, e si vede. Ricomincio a vedere gente, esco a pranzo con qualche amica. Sono sempre stata una persona positiva e solare, questa parte di me mi obbliga ad ascoltarmi, ad assecondare la mia natura. Vivo una sorta di altalena emozionale.

Il 2 Settembre ho il capoparto. Mio marito ed io decidiamo di non prendere più precauzioni. E’ difficile spiegare il perché di questa decisione. E’ venuta da dentro. Prima ancora di parlarne sapevamo di volerlo, entrambi, è bastato guardarci negli occhi.

Mi piace pensare che sia stato nostro figlio a chiamarci: “mamma, papà, voglio venire a stare con voi, venite a prendermi”

16 Ottobre 2011

Concepiamo un altro bambino. Ne avrò la certezza solo tra due settimane, ma dentro di me lo so già, una donna se lo sente, sempre. E’ stato così per tutte le mie gravidanze.

31 Ottobre 2011

E’ la notte di Halloween, la notte in cui due mondi paralleli si toccano. Non resisto, devo assolutamente fare un test: è positivo.

Sarò pazza, ma sento forte l’affetto delle mie bambine, come una carezza. Che sia il loro regalo per me?

1-28 Novembre 2011

Giorni lunghissimi, interminabili. Attendo la prima ecografia, attendo di sapere che va tutto bene, che il mio piccolo miracolo è davvero con noi.

29 Novembre 2011

Un centimetro e mezzo di amore, un cuoricino che scalpita: pitumpitumpitum.

Dicembre 2011- Marzo 2012

La gravidanza procede bene, la pancia cresce. Continuo a vedere la psicologa. Le mie piccole mi mancano, mi mancheranno sempre, ma sento la loro presenza intorno a me. Sono vento e sole, sono le onde del mare, sono i sorrisi di Lorenzo. Vorrei tanto avere una foto di loro. Chiamo Marsiglia per sapere se tante volte ne hanno scattata una loro, a mia insaputa, che ne so, per il dossier, ma no, niente. E vabbè, tanto mi è bastato vederle una volta per non dimenticarle mai.

Febbraio 2012

Non ricordo il giorno, ma durante un controllo dalla ginecologa si vede un pisellino! Sono sollevata. temevo che con una bambina sarebbe stato tutto più difficile, mi avrebbe ricordato i miei angeli ogni giorno, temevo che non sarei stata in grado di amarla serenamente. Invece abbiamo un altro pisellino, problema risolto!

5 Aprile 2012

Nottata infernale, contrazioni forti e ravvicinate.

6 Aprile 2012

Controllo dalla ginecologa. Tutto bene, il bebè sta bene, ma il collo dell’utero è svasato e accorciato, devo stare a riposo. Non è un caso che stia male proprio adesso: sono a 26 SA, e il mio corpo in qualche modo si “ricorda” del parto gemellare.

25 Giugno 2012

38 settimane, posso smettere di prendere gli antispastici, il bambino è a termine: sarà quel sarà..

8 Luglio 2012

Serata splendida, usciamo a fare due passi a Juan-les-Pins. Portiamo Lorenzo sule giostre e poi a prendere il gelato. Mi sento serena, in pace col mondo. Nemmeno l’ombra di una contrazione.

8 Luglio 2012 – più tardi

Sono a letto da mezz’ora.

Plof!

Uhm.. sarà la solita perdita urinaria

Plof! Plof!

Ops.. marito alzati, dobbiamo andare in clinica!

9 Luglio 2012, ore 11.01

Con due sole spinte esce il mio piccolo adorato Alessio.

Prima ancora che venga tagliato il cordone spalanca gli occhi, mi guarda e caccia un urlo impressionante

“Bene, mi dico, ha riconosciuto la mamma!”

Lo tengo stretto a me, lo riempio di baci, è il mio piccolo tesoro, la mia meraviglia, il mio miracolo.

 

13 Luglio 2012

Ci dimettono dalla clinica, si torna a casa.

E’ passato un anno esatto da quel terribile 13 luglio 2011, e forse non è un caso che Alessio sia arrivato proprio adesso.

Si chiude un ciclo? Forse. Ma Alessio non è venuto per sostituire, non è venuto per cambiare il passato. E’ una nuova vita, un nuovo inizio, un progetto per il futuro.

Le mie bambine mi mancheranno ogni giorno della mia vita. Nessun Natale sarà più completamente Natale, perché loro non saranno con me a scartare i regali, ma Alessio sarà un motivo di più per andare avanti e costruire ogni giorno qualcosa di nuovo, nella consapevolezza che questa vita che siamo chiamati a vivere è unica e irripetibile e ci porta ogni giorno a scoprire qualcosa di nuovo e meraviglioso, fuori e dentro di noi. Io ho scoperto di essere molto più forte di quello che pensassi, e di poter rinascere dalle mie ceneri, come una fenice.

Sono sempre stata una persona solare ed ottimista, non mi riconosco in questa fase depressiva, sento che la mia vera me stessa mi obbliga ad ascoltarla

 

In memoria di Giulia e Melissa, le mie bambine con le ali

 

Susanna

 

Un grandissimo grazie a Susanna di averci raccontato la sua storia, credo non sia stato facile per lei, ma noi con lei abbiamo condiviso un pezzo importante del suo cuore.

 

5 commenti su “Susanna e il suo diario: 1 anno dal dolore alla gioia”

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