La solitudine dei numeri primi

La solitudine dei numeri primi un libro di Paolo Giordano. Ne avevo tanto sentito parlare che alla fine l’ho acquistato, ma sinceramente? Non mi è piaciuto, troppo triste. La vita già a volte può essere triste, e poi io sono metereopatica e a me già l’autunno che avanza mette tristezza, da un libro io cerco evasione, fantasia, sogno… ma ovviamente è solo la mia opinione, sarà certamente un ottimo libro.

La solitudine dei numeri primi la trama:

Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. È una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canale innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno.

Mattia è un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei e per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei.

Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze si incroceranno, e si scopriranno strettamente uniti, eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano “primi gemelli”: due numeri primi vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Un romanzo d’esordio che alterna momenti di durezza e spietata tensione a scene rarefatte e di trattenuta emozione, di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.

9 commenti su “La solitudine dei numeri primi”

  1. Ciao, ho letto il libro poco tempo dopo l’uscita e nemmeno a me è piaciuto molto. Del film poi ho visto davvero un paio di spezzoni e non mi ha ispirato per niente!

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  2. Con il senno del poi ti direi che mi ha messo un po’ di tristezza, l’ho comprato perché sembrava il libro dell’anno… però alla fine della fiera non posso dire che mi abbia fatto impazzire perché di natura sono un po’ orsa e vado fiera di questa cosa… infatti mia madre mi ricorda sempre quella volta in cui le confessai di non volere amici, proprio: – non voglio amici!-; pensa che rifiutavo le amicizie prima dell’avvento di facebook… dunque tutti questi input ti fanno pensare che ci potrebbe essere qualcosa di sbagliato (per non dire altro) in questa tua riservatezza e così metti in discussione la tua vita, ma in realtà penso sia giusto non forzare la mano, non andare contro quella che è la nostra vera natura. Non che sia un asociale, conosco un bel po’ di gente… ma non siamo intimi! Chiaramente andando avanti con gli anni – dandomi come priorità la famiglia- continuo ad essere abbastanza altera, penso davvero che non dovremmo dare per scontati i nostri affetti… meglio un vero amico che cento compagni!

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    • Concordo con te, io ero una festaiola da ragazza, col tempo invece sono diventata più selettiva capisci che la qualità è molto meglio della quantità.

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  3. Oh meno male! Pensavo di essere l’unica a cui non era piaciuto! L’ho trovato, oltre che tristissimo, anche troppo cervellotico, con un finale bruttissimo. Il film non lo vedrò di sicuro.

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